Presenza ebrei a Firenze e il Ghetto
La prima presenza di una Comunità ebraica consistente, a Firenze, è intorno al 1437, quando Cosimo il Vecchio chiamò a Firenze un gruppo di ebrei prestatori, dal momento che ai cattolici era proibito prestare soldi. Vari avvenimenti storici fanno credere che questa comunità vivesse nella zona che adesso è Borgo San Jacopo, al di là del fiume Arno dove si immetteva la Cassia per Siena. I banchi di presto erano situati in varie zone della città.
La permanenza degli ebrei sotto i Medici fu tranquilla e arricchita di scambi culturali, specialmente sotto Lorenzo il Magnifico.
Alla sua morte nel 1492 finirono i favori di cui godevano gli ebrei a Firenze e nel 1494 venne istituita una Repubblica con a capo Savonarola e nel 1495, fu tentato di togliere il prestito dalle mani degli ebrei a favore dei Monti di Pietà annullando i CAPITOLI (i contratti) stipulati in precedenza e quindi cacciare gli ebrei dalla città, dando loro un anno di tempo.
Il 21 Aprile 1496 venne approvato lo statuto dei Monti di Pietà in via definitiva ma in realtà le operazioni di chiusura dei banchi si protrassero oltre il limite concesso e molti ebrei rimasero in città per tutto il periodo della repubblica.
Nel 1555 però, Papa Paolo IV con bolla papale “Cum nimis absurdum” condannò gli ebrei a vivere chiusi in un quartiere e a non poter a non poter svolgere nessun tipo di attività tranne che con roba vecchia e stracci. Questo quartiere dove venivano relegati gli ebrei prese il nome di “ghetto”: l’origine della parola proviene dal veneziano gheto (getto) in quanto nella zona dell’allora “ghetto di Venezia” vi era una fonderia dove veniva fatta la gettata del metallo per costruire i cannoni e probabilmente gli ebrei ashkenaziti pronunciavano la parola con la G dura da cui “Ghetto”.
A Firenze il Ghetto non venne istituito nel 1555 in quanto la famiglia dei Medici era notoriamente amica degli Ebrei e fu solo nel 1570 quando Cosimo I desiderando diventare Granduca di Toscana, dovette sottostare ai voleri del Papa per avere il titolo e la corona, in quanto solo lui lo poteva incoronare. Qui fu progettato dal Buontalenti e fu costruito nel 1570: trovava spazio tra l’attuale Piazza della Repubblica (l’allora Piazza del Mercato Vecchio), Via Roma (Via dei Succhiellinai) dove era il I° cancello, Via del Campidoglio e Via Brunelleschi (Via dei Rigattieri); nel centro vi era Piazza della Fonte da dove tutti gli abitanti del ghetto attingevano l’acqua. A questo periodo risalgono le due Sinagoghe (dette Scuole): quella Italiana e quella Levantina che esisteva già dalla fine del Cinquecento e che si affacciavano su questa piazza.
Successivamente salito al trono Ferdinando I° (1587), egli movimentò i commerci ebraici con il Levante facendo forza sulla massiccia presenza di ebrei a Livorno.
Nel 1670 un incendio distrusse una parte del ghetto quindi Cosimo III° negli anni tra il 1705 e il 1721 ne decise l’ampliamento in quanto il ghetto era sovraffollato; furono così inglobate anche case signorili fino ad arrivare a via dè Pecori ed un nuovo cancello fu aperto in Piazza dell’Olio.
Fra il 1670-1723 sotto Cosimo III de’ Medici si ebbero molti provvedimenti restrittivi nei confronti degli ebrei.
Finito il dominio della Famiglia dei Medici e salita al potere la Famiglia dei Lorena, gli ebrei ricominciarono ad avere una certa libertà. Nel 1750 vennero acquistati dagli ebrei i due locali dove erano le due Scuole; nel 1755 cessò l’obbligo di chiudere i cancelli del ghetto; nel 1778 Leopoldo vendette il Ghetto agli ebrei, perchè costava troppo il mantenimento da parte dello Stato e quindi nel 1779 furono vendute case, negozi e magazzini ad una società di banchieri ebrei.
Durante il governo di Pietro Leopoldo d’Asburgo Lorena (1765-1790) la condizione degli ebrei in Toscana cambiò, egli non aveva pregiudizi nei confronti degli ebrei ed anzi apprezzava la loro operosità e lo spirito d’iniziativa che essi manifestavano nel commercio, settore che egli desiderava sviluppare e liberalizzare.
Questa libertà goduta con i Lorena fu conquistata completamente con l’invasione delle truppe francesi di Napoleone. Al ritorno dei Lorena le vecchie regole furono ripristinate ma con l’annessione del Granducato al Regno d’Italia (1859) tutto ebbe fine.
Il ghetto abbandonato ormai dalla maggior parte degli ebrei che vivevano altrove fu abbattuto insieme a gran parte del centro storico della città alla fine dell’ottocento, per realizzare il progetto di abbellimento per Firenze capitale del regno (1864-1870). Furono abbattute le mura medievali per creare i Lungarni, i viali ed il piazzale Michelangelo. Nacque così il progetto del Tempio Monumentale. Molti ebrei, bocciando questa tesi, nel 1882 (vedi “Sinagoga di Firenze”) aprirono due oratori al primo piano di Via delle Oche 4, uno di rito Italiano e l’altro l’oratorio della Confraternita Mattir Assurim che si occupava della liberazione degli ebrei imprigionati per debiti e che aveva come simbolo un uccellino che vola via dalla gabbia.
I locali furono venduti solamente nel 1962, quando finirono le funzioni di rito askenazita; gli arredi sacri si trovano tuttora alla sinagoga Jad Haghiborim a Ramat Gan e alla Jeshivah Kerem be-Yavne; il ricavato della vendita servì alla costruzione della scuola ebraica che a tutt’oggi ospita solamente il nido e la scuola materna.